Balletto e notazione coreutica – la Chorégraphie
L’Accademia Reale di Luigi XIV considera il ballo un’arte da spettacolo e una mansione ed un bene ricreativo accademico delimitato alla classe sociale alta, dei ceti nobili, pertanto bisognosa di essere dotata di strumenti tecnici appartenenti ad altre arti.
Questo per riuscire in primo luogo ad evitare di perdere il lungo lascito della storicità coreografica (e del relativo patrimonio documentato) ed in un secondo momento, per riuscire ad aggiungere alla prova pratica, una metodologia di consapevolezze varia applicata allo studio strutturale di coreografia e movimenti.
E’ da questi presupposti e da queste necessità che nasce la teoria del ballo accademico francese, una specie di decodifica grammaticale e sintattica che trae forte ispirazione dall’analisi della musica a livello di studio, che come ben sappiamo, è in grado di tradurre il simbolo grafico in lettura della musica stessa, così anche per la danza dei più grandi coreografi del tempo.
Ovviamente la traduzione del movimento rimane un aspetto in genere molto più complesso di quello musicale, proprio perché il simbolo o in genere la figura grafica, deve oltremodo riuscire a spiegare ciò che si intende per tipo di movimento (incluse: intensità, durata, livelli, ecc.).
Tra i vari tentativi inerenti a questa pratica traduttiva delle grafiche del movimento, uno degli studi di maggiore spessore è sicuramente quello di Pierre Beauchamps (un musicista compositore alla Corte del Re Luigi XVI), il quale riesce a materializzare una integrazione pressoché duratura ed alquanto perfetta tra le arti, da allora utilizzata come base veicolante di partenza per l’estetica di quei tempi.
Il titolo del trattato teorico che spiega questa correlazione tra arti è “Chorégraphie”, parola scelta non a caso dato che il significato etimologico dal greco antico implica l’unione di due parole: danzare (chore) + scrivere (graphie).
Grazie alla minuziosa parte dello studio teorico e del significato attribuito ai segni, con la Chorégraphie (1700) è stato possibile ricostruire a pieno alcune delle più famose danze da teatro e di Corte.
Infine attraverso le trasformazioni sociali (artistiche e di cultura) di fine 700’ ed attraverso il costante sviluppo delle varie tecniche di approccio e di studio, la stessa Chorégraphie, viene poi accantonata da nuovi sistemi di notazione moderni che porteranno man mano l’arte del balletto classico di Corte alla portata di tutti.