Alchimia relazionale del ballo
A prescindere dal tipo di danza, la trasmissione delle capacità articolari e motorie del professionista, sono spesso le prime cose percepite da chi sta osservando, ma due ballerini che si approcciano al movimento, costituiscono una cellula di comunicazione che si spinge ben oltre i confini delle semplici capacità motorie.
Le capacità ginniche nel ballo di coppia passano molto più spesso in un secondo piano rispetto al ballo da solisti, questo perché nel danzare insieme viene palesata ancor più, la vita psichica.
Una evidenziazione che viene rafforzata dal dialogo tra questi due corpi che, lavorando tra loro, si esprimono creativamente.
Il gesto che vibra e sorge dalla fisicità atletica dei danzatori, così come nel ballo di una singola persona, viene amplificato dall’esecuzione di coppia in modo da marcare ed incalzare i movimenti con ancora più forza.
Il risultato sarà maggiore se i movimenti inoltre includeranno passaggi acrobatici, i gesti di potenza fatti da due danzatori sono sicuramente più visibili e marcati, così come il potere del movimento, anche la sincronia emotiva dei partner aggiunge pathos e significato alla scena.
L’emotività di coppia interna lavora con l’estero e viene percepita dal pubblico in modo diretto, ed è per questo che il ballo è considerato come una connessione tra il movimento riprodotto sul palco e il sé interiore.
La connessione tra pubblico e corpo di ballo costituito da 2 o più membri, viene instaurata in maniera molto più diretta rispetto a quella col danzatore solista, il quale se non alquanto bravo e attitudinale, impiegherà sicuramente più tempo nell’instaurare impatto e fiducia nell’osservatore.
Per queste ragioni poc’anzi menzionate, il corpo di ballo può permettersi movimenti sincronizzati ma non per forza di cose così difficili, come invece avviene per il solista, il quale se non preparato atleticamente o al minimo errore, verrà messo a nudo da un pubblico attuale abituato ad una perfezione ed alla spettacolarizzazione di ogni cosa all’interno di ogni tipo di arte esistente.
Detto questo la danza serve in tutti i casi a trasformare un segnale neuromuscolare in un’istanza creativa, gli stessi danzaterapisti, affermano che nella loro scienza curativa accade questo, il soggetto esprime stati consci ed inconsci ma pur sempre muti, attraverso le azioni simboliche, movimenti che descrivono emozioni che altrimenti sarebbero rimaste lì, nascoste e rilegate al mondo interiore del silenzio.
Un altro studio specifico su casistica analoga esplica e afferma come l’emozione danzata ancora “grezza”, pertanto non ancora lavorata dal piano conscio dell’esterno e dunque mentalizzata, derivi a presa diretta da sé stessa.
Corpo e mente lavorano dunque in parallelo e con la stessa intensità, armonizzandosi tra di loro, riuscendo a modellare e dare un senso a un movimento che normalmente non ne ha, riuscendo a stabilire inoltre una comunicazione tra i performers, il tutto riuscendo infine a creare una sensazione di benessere dettato da emozioni piacevoli.